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Quanto ardore sopito,

quanto pio disio,

la mano corre di gran fretta,

i tasti si fan testimoni distratti della partitura,

ho forse udito la grazia farsi tenero nido?

quel canto di violoncello che sferza un inizio

di cangianti violini, di piano rapace e tonante,

sarĂ  certo sempre propizio,

sarĂ  forse un adagio che segue luccicante.

Corre il polacco, scacco degli avidi pensieri

smacco delle alterne lussurie,

sbarco di tiepidi lidi ove

non ci son crepacci ma tenere alcove.