Poesia
Fuoco per pochi
Calore per gli altri
Io che solo scrivo
Avverso m’è trovar la meta
Poesia
Fuoco per pochi
Calore per gli altri
Io che solo scrivo
Avverso m’è trovar la meta
Aceri d’autunno attorno al lago
Rubini nell’aria
Le dita puntute
Segnano tutte le strade del mondo
Mia mite maestra,
Mia pia madre,
I tuoi versi gioiscono silenzio,
La tua parola si fa quieta,
Il canto è quello della pianura
che appena si scorge da terreni montani,
Da scorci di lande scostanti
Da boschi palpitanti.
S’io avessi di te un sol rigo
Qual gioia, qual pienezza!
Non cedo oggi all’invidia mia mite maestra,
Trovo riparo invece nella parola tua,
silente tenerezza.
Là nel bosco che si perde
Un grido di cornacchia
L’aria s’incurva, il silenzio s’incrina,
La quiete si rapprende in grumi d’angoscia,
Poi di nuovo macchiato silenzio
Come presagio, come augurio.
Quale diversa sostanza ora
Le vergini chiome e il vespro inorridito.
I giornali ammonticchiati per il camino,
Il reciso pino buono per un sol Natale,
I vecchi ordigni che vendon caramelle,
I bicchieri e le stoviglie sempre quelle.
Le bottiglie di liquori scadenti,
I gestori falsamente sorridenti.
Si dispensa qui dello spirto le malattie,
Tra i tavoli sdegnosi si ergon paratie,
Nascondono orientali compiacenti,
Si flettono e avvolgon falli come languidi serpenti.
Cosa cerca il vecchio usuraio? Cosa il rispettabile sensale?
Non v’è dubbio alcuno, in quest’umido postribolo
Voglion tutti qualche minutino di abbandono sensuale