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Poesia

Fuoco per pochi

Calore per gli altri

Io che solo scrivo

Avverso m’è trovar la meta

9

Aceri d’autunno attorno al lago

Rubini nell’aria

Le dita puntute

Segnano tutte le strade del mondo

8

Mia mite maestra,

Mia pia madre,

I tuoi versi gioiscono silenzio,

La tua parola si fa quieta,

Il canto è quello della pianura

che appena si scorge da terreni montani,

Da scorci di lande scostanti

Da boschi palpitanti.

S’io avessi di te un sol rigo

Qual gioia, qual pienezza!

Non cedo oggi all’invidia mia mite maestra,

Trovo riparo invece nella parola tua,

silente tenerezza. 

7

Là nel bosco che si perde

Un grido di cornacchia

L’aria s’incurva, il silenzio s’incrina,

La quiete si rapprende in grumi d’angoscia,

Poi di nuovo macchiato silenzio 

Come presagio, come augurio.

Quale diversa sostanza ora

Le vergini chiome e il vespro inorridito. 

6

I giornali ammonticchiati per il camino,

Il reciso pino buono per un sol Natale,

I vecchi ordigni che vendon caramelle,

I bicchieri e le stoviglie sempre quelle.

Le bottiglie di liquori scadenti,

I gestori falsamente sorridenti.

Si dispensa qui dello spirto le malattie,

Tra i tavoli sdegnosi si ergon paratie,

Nascondono orientali compiacenti,

Si flettono e avvolgon falli come languidi serpenti.

Cosa cerca il vecchio usuraio? Cosa il rispettabile sensale?

Non v’è dubbio alcuno, in quest’umido postribolo

Voglion tutti qualche minutino di abbandono sensuale